Because you left


 Più o meno lì, dove ora con nonchalance cresce un piccolo di quercia, sono nati gli arcangeli. Come piccole Minerve nella mia testa di Zeus adolescente. E sono rimasti, in un cassetto della mente e in un cassetto del comodino su brogliacci sparsi, a macerare, abbandonati, dimenticati, poi ripresi e lasciati, poi salutati perché "reality counts" dice il sottotitolo di questo deserto che fa finta di essere un blog. 
Loro, furbi, non se ne sono mai andati: potenti in questo 2020 in affanno, dove c'è stato così tanto tempo per pensare, sono riapparsi da uno scantinato dimenticato del cervello, giovani, brillanti e aitanti come allora, ma limati dall'esperienza e dalle sinapsi invecchiate del loro re degli dei.
Per fortuna, dico io, perché quelli che trent'anni fa erano ingenui e didascalici, ora sembrano stampe 3D curate al dettaglio. 
Dei motivi che li abbiano portati ad uscire, chissà: una scadenza con lo zero, un fallimento annunciato, il fuoco negli occhi di un ragazzetto di vent'anni, lo stato d'abbandono dei luoghi dell'infanzia, la presa d'atto di non essere immortali, la momentanea liberazione da una schiavitù, il vuoto nel fianco sinistro.

Han cambiato nome, gli arcangeli, ma mi piroettano in testa in un sabba frenetico.
Se ci richiudono, li faccio uscire.

È una minaccia

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