Fuori dal didentro


Alla fine non ci hanno chiusi. Ci han messo nella condizione dell'elastico, quello sì, oggi esci, domani no, dopodomani solo quelli con gli occhi azzurri, domenica solo le femmine col cognome dispari. 
E la realitycounts si è giocata due mesi di rincorsa a finire un monteore abbandonato entro capodanno, a organizzare pranzi di Natale in differita, cappelletti in brodo da asporto, regali aperti a tappe, a ricominciare a fare il lavoro vero, non la vacanza di due anni al reference e ai laboratori per i bambini. 
In treno ho dormito, ascoltato musica arrugginita (Spotify santo subito), e meditato il da farsi. Il da farsi è finito e cominciato stasera, con un consiglio non richiesto di buttare venti euro per mettermi alla prova, e uno inaspettato di evitare l'austerità del memento mori delle quaresime tradizionali.
Quaranta giorni in cui essere felici, ha detto quel prete matto con lo sciarpone nero sopra la casula viola. 
E dài e dài, ho deciso di farmi un regalo. 
Io disimballo e li faccio uscire.

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